martedì 17 giugno 2008

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PESCO: Sprincrest - Springbell - Springold - Mycrest - Springlady - Cardinal - Dixired - Flavorcrest - Redhaven - Redtop Mariabianca - Glohaven - Suncrest - Cresthaven - J.H. Hale - Feyette - Michelini - Slapp - Platicarpa - Settembrina - Pesco cotogno - Pesca saturnia - Percocche varie Netterine: Baby gold 6 - Armking - Mygrand - Snow queen - Firebrite - Indipendence - Flavortop - Star red gold - Fairlane - Venus - Maria aurelia - Percoca Andross - Summerset

ALBICOCCO: Tyrinthos - Precoce d’imola - Amabile vecchioni - Cafona - Sungiant - Bulida - San Castrese - Palummella - Reale d’imola - Paviot - Pisana - Antonio Errani - Bella d'imola - Precoce Cremonini - Orange Red - Veecot - Alba - Aurora - Bergeron - Nugget - Boccuccia - Caldesi - Harcot - Luizet - Palummella - Portici - San Francesco - Vitillo

SUSINO: Sorriso di primavera - Regina claudia gialla - Regina claudia verde - Burmosa - Shiro (goccia d'oro) - Santa rosa - Orzak premier - Sangue di drago - California Blue - Grossa di Felisio - Burbank - Calita - Frier - Bluefre - Stanley - President - Black Humber - Tc sun - Angeleno - October sun - Formichina

PERO: Bella di giugno - Coscia - Butirra - Precoce Morettini - Santa maria - William bianca - William rossa - Abate fetel - Kaiser - Decana d’ inverno - Conference - Passa grassana - Passa Crassana - Decana del comizio - Pero antico Angelica - Nashi - Pero antico Moscatella - Pero antico Fiorentina - Pero antico Volpina  - Spadona - San Pietro

MELO: Royal gala - Hi early - Stark delicious - Super Starking - Golden delicious - Stayman red - Imperatore Renetta del canada - Annurca - Granny smith - Fuji - frutto antico Mela rosa romana - frutto antico Mela rosa marchigiana (piatta) - Florina - Limoncella - Gelata - Ruggine del piemonte - Ozark Gold - Red Chif.

FICO: Brogiotto nero - Brogiotto bianco - Verdino - Dottato

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Vivai Spallacci Piante
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lunedì 16 giugno 2008

Giuggiolo

Pianta da frutto - Giuggiolo
giuggiolo
Generalità

Il Giuggiolo (Zizyphus vulgaris L.) appartiene alla Famiglia delle Rhamnaceae.
E' originaria dell'Asia dove e' molto coltivata. In Italia e' presente fin dal tempo dei Romani.
Albero alto 6-7 metri, dall'aspetto piuttosto contorto, con rami irregolari e spinosi (ogni nodo presenta una coppia di piccole spine); la corteccia delle branche è rugosa, di colore rosso bruno. Le foglie, caduche, piccole, alterne, di forma ovata, sono lucenti e coriacee, presentano stipole spinose e pagina ondulata.
I fiori piccoli e verdastri appaiono in giugno. I frutti assomigliano a grosse olive, sono rosso marrone scuro a maturita' la polpa e' soda, compatta, di sapore gradevolmente acidulo, di colore verde tenue. Ha un accrescimento molto lento, così come la messa a frutto.
E' in grado di adattarsi a vari tipi di terreno, resiste a situazioni di forte aridità grazie ad un apparato radicale molto sviluppato in profondità; predilige suoli leggeri, non umidi, neutri o sub-alcalini. Vive in zone con clima temperato con minime invernali non inferiori a 10° C e con estati lunghe e calde. La pianta può subire danni da gelate precoci nel periodo autunnale, per cui in ambienti settentrionali la coltivazione è possibile solo sotto particolari microclimi come in prossimità dei laghi o in colline ben esposte.
Varietà

In Italia non esistono cultivar selezionate, ma solamente dei tipi indicati genericamente:
- a frutto lungo;
- a frutto tondo.
Entrambe sono dotati di buone caratteristiche organolettiche e di buona produttività.
Tecnica colturale

Attualmente e' scarsamente diffuso in orti, case di campagna, quasi sempre allo stato sporadico, in rari casi si e' rinselvatichito. Predilige terreni sabbiosi o sassosi o calcarei a reazione neutra o basica, rifugge i terreni umidi e non soffre troppo le basse temperature invernali. Diffusa nel centro-nord Italia.
Produzioni

Consumo fresco. Marmellate, sciroppi, confetture, gelatine, canditi, dolci, bevande alcoliche e liquorose (brodo di giuggiole). In Asia sono consumati anche secchi (datteri cinesi). Conservazione in salamoia, in alcol e aceto.
Proprietà medicinali (effetto lenitivo ed antinfiammatorio), è utilizzato per la preparazione di decotti espettorranti ed emollienti.
Cosmesi: maschere emollienti ed idratanti per pelli secche. I semi contengono composti organici con proprietà sedative.
E' utilizzato per per rimboschimenti. Integratore alimentare per gli animali al pascolo in alcuni periodi dell'anno. Il legno, di colore rosso è molto duro e viene utilizzato in ebanisteria.
Pianta ornamentale.

Castagno

Pianta da frutto - Castagno
castagno
Generalità

Il Castagno (Castanea sativa Mill.) e' originario dell'Europa meridionale, Nord Africa e Asia occidentale. E' presente anche sulle coste atlantiche del Marocco, sulle rive del mar Caspio e nel sud dell'Inghilterra. I castagneti da frutto sono ormai molto ridotti (in seguito al mal dell'inchiostro e al cancro) in Italia, anche se in questi ultimi anni si sta assistendo ad un tentativo di recupero non solo ai fini produttivi. Le regioni in Italia in cui la coltura del castagno da frutto assume maggior importanza sono la Campania, la Sicilia, il Lazio, il Piemonte e la Toscana.
Le castagne sono ricche di amido e in molte zone montane d'Italia hanno rappresentato, fino agli anni '50, la principale fonte alimentare.
Nell’ultimo decennio la castanicoltura ha segnato, nel nostro Paese, un’interessante ripresa. Numerosi vecchi castagneti da frutto sono stati sottoposti ad una potatura di ringiovanimento, l’infezione del cancro della corteccia sta registrando una fase di regresso mentre le quotazioni del mercato per il prodotto di pregio (marroni e frutti degli ibridi) sono oggi particolarmente remunerative ed allettanti per i produttoriIl castagno appartiene alla Famiglia delle Fagaceae: il genere Castanea comprende:
- Castanea sativa Mill., o castagno europeo, diffuso in Europa;
- Castanea crenata Sieb. e Zucc., o castagno giapponese, diffuso in Asia e resistente al mal dell'inchiostro e al cancro della corteccia;
- Castanea pumila Mill, o castagno americano, diffuso nell'America del Nord.
Il castagno europeo e' una pianta longeva, alta fino a 25 metri, con tronchi di circonferenza talora imponenti, chioma espansa e molto ramificata, foglie caduche, di forma ellittico-allungata, a margine seghettato, quasi coraicee, di colore verde intenso e lucide, più chiare nella parte inferiore.
Pianta monoica. Le infiorescenze maschili sono rappresentate da spighe lunghe 10-20 cm di color giallo-verdastro. Quelle femminili sono costituite da fiori singoli o riuniti a gruppi di 2-3 posti alla base delle infiorescenze maschili. La fioritura si ha in piena estate. Il frutto è rappresentato da una noce detta castagna, interamente rivestita da una cupola spinosa, detta riccio. L'impollinazione puo' essere anemofila o entomofila, per cui molto importante e' la presenza delle api.
Il castagno ama i terreni profondi, leggeri, permeabili, ricchi di elementi nutritivi, con pH tendenzialmente acido, con poco o privi di calcare. Non sopporta i terreni pesanti e mal drenati. E' una pianta eliofila, ama i climi temperati, pur sopportando freddi invernali anche molto intensi.
Varietà e portinnesti

La scelta della varieta' deve tener presente le esigenze del mercato. Vengono considerati 4 gruppi varietali ben distinti: Marroni, Castagne, Ibridi Eurogiapponesi, Giapponesi.
- Marroni: sono così considerati i frutti di castagno che presentano, nell’interno della buccia, i frutti interi, non settati, con la pellicola (episperma) che non penetra nella polpa e che si stacca con facilità nelle operazioni di pelatura.
Sono destinati alla trasformazione industriale e al consumo fresco.
I marroni sono particolarmente ricercati sul mercato e spuntano prezzi elevati; la pezzatura dei frutti delle diverse varietà si può considerare medio-grossa (da 55 a 70 frutti per Kg); tutte le varietà derivano dal castagno europeo (Castanea sativa). Le piante sono di buon vigore con portamento assurgente. L’entrata in produzione avviene dopo il 5°-6° anno dall’impianto o dall’innesto.
La quasi totalità delle varietà di Marrone sono astaminee, cioè prive dei fiori maschili e necessitano quindi della presenza di impollinatori.
Quelle più diffuse e consigliate sono le seguenti: Marrone Fiorentino, Marrone di Caprese Michelangelo, Marrone di Viterbo, Marrone di Marradi, Marrone di Castel del Rio, Marrone di Susa, Marrone di S. Mauro di Saline, Marrone di Chiusa Pesio, Marroncino di Borgovelino, Marrone Comballe (Francia), Marrone Bouche Rouge (Francia), Marrone Goujounac (Francia), Marrone Belle Epine (Francia).
La maturazione dei frutti di questo gruppo varietale si può considerare medio-tardivo ed inizia verso la fine di settembre.
Sono considerati buoni impollinatori dei Marroni: fra le europee "Castagna della Madonna" o "di Canale d’Alba", "Marrone Belle Epine", "Marrone Goujounac". Ottimi impollinatori sono considerati gli ibridi eurogiapponesi "Precoce Migoule", "Marsol", "Bournette", "Bouche de Betizac".
- Castagne: questo gruppo comprende numerosissime varietà diffuse nelle diverse zone castanicole italiane e derivano tutte dal castagno europeo. I frutti definiti commercialmente con il nome di "castagna" sono di pezzatura diversa (da 45 a 110 frutti in 1 Kg) e sono caratterizzati da una pellicola interna che penetra in profondità nell’interno della polpa, in qualche caso fino a dividerla (frutti settati); i frutti hanno una duplice destinazione: consumo fresco e trasformazione in castagne bianche secche e, per alcune varietà, in castagne confettate. Spuntano sui mercati all’origine dei prezzi sensibilmente inferiori rispetto ai marroni ed agli ibridi. Pur presentando nella stessa pianta i fiori maschili e femminili tutte le varietà necessitano di impollinazione incrociata.
Le varietà di "castagna" più diffuse sono le seguenti: Castagna della Madonna di Canale d’Alba (a maturazione precoce), Bracalla (a frutto di grosse dimensioni), Garrone rosso (pregiata per il sapore della polpa e la pezzatura), Pistoiese, Reggiolana, Castagna di Montella (ottima per le castagne secche), N’zerta, Riggiola e Gabbiana.
- Eurogiapponesi: sono derivati da incrocio naturale o guidato tra il castagno europeo (Castanea sativa) ed il castagno giapponese (Castanea crenata); sono stati introdotti in Italia verso la metà degli anni ‘70.
Le principali caratteristiche sono una spiccata resistenza di alcune varietà al "cancro della corteccia", una minore sensibilità nei confronti del "mal dell’inchiostro", lo sviluppo contenuto che consente di realizzare impianti con sesti più ridotti, spiccata precocità nell’entrata in produzione, elevata pezzatura dei frutti che presentano, per la quasi totalità delle varietà, le caratteristiche del marrone, precocità nella maturazione e raccolta dei frutti che inizia a settembre, cioè prima dei marroni e delle castagne, si impollinano reciprocamente fra di loro.
Nel Nord Italia non devono essere posti a dimora ad un’altitudine superiore ai 700 m.
Le varieta' Eurogiapponesi pi note sono: Primato, Precoce Migoule, Bournette, Bouche De Betizac, Marsol.
- Giapponesi: le piu' importanti varietà di Castanea crenata sono: Tanzawa e Ginyose.
Sono caratterizzate da piante di sviluppo ridotto, necessitano di una razionale irrigazione e di una potatura annuale che consenta un continuo rinnovo della chioma al fine di evitare alternanza di produzione. Le due varietà si impollinano reciprocamente. Entrano in produzione al terzo anno dall’impianto e la raccolta inizia a partire da fine di agosto-primi di settembre. Pezzatura media: 60-65 frutti per Kg.
Il castagno si puo' riprodurre per seme (i selvatici, utilizzati come portinnesto e i moltiplica per innesto, per margotta di ceppaia e, solo con tecniche particolari, per talea semilegnosa.
Tecnica colturale

La forma di allevamento piu' adatta per questa specie e' il vaso piuttosto libero, molto vicino alla forma naturale, ottenuto con un'impalcatura piuttosto alta (120-150 cm) e successivamente una ridottissima potatura, per evitare i rischi di infezione che ogni taglio comporta I sesti di impianto piu' adatti sono quelli compresi fra m 5 x 5 per le specie e cultivar a modesto sviluppo fino ai m 10 x 10 per le varieta' di grosse dimensioni.
Con le forme a vaso, provviste di 3-4 branche principali, alla fine del 4° anno le piante sono in genere ben formate per cui negli anni successivi, la potatura potra' essere limitata a sfoltimenti per permettere la penetrazione della luce, all'eliminazione dei rami secchi, rotti e deperiti, e a tagli di rinvigorimento a seconda dello sviluppo raggiunto dalla pianta. nelle cultivar euro-giapponesi e soprattutto in quelle giapponesi, piu' che nel castagno europeo, e' inoltre necessaria una energica potatura di produzione.
Se il contenuto di sostanza organica non arriva al 2%, occorre apportare 300-500 q.li/ha di letame da interrare almeno a 10-15 cm. E' necessario inoltre distribuire 80-100 kg/ha di P2O5 e 200-250 kg/ha di K2O. Per quanto riguarda la concimazione di produzione l'azoto deve essere distribuito in modo frazionato nella misura di 80-100 kg/ha. Gli apporti di fosforo e potassio dopo 10 anni dall'impianto, saranno di circa 200 kg/ha ogni 3-4 anni. Ogni 4-5 anni e' utile apportare letame. Nei primi anni dovranno essere eseguite delle lavorazioni superficiali, poi si potra' passare all'inerbimento. Quando le piante avranno raggiunto una dimensione tale da non essere danneggiabili e' consigliato il pascolamento con pecore o capre.
Produzioni

La raccolta, scalare come la maturazione, viene attuata mediante la raccattatura o una leggera bacchiatura. La produzione puo' andare dai 10 q.li/ha nei castagneti delle zone marginali ai 40-50 q.li/ha in quelli intensivi.
Le castagne possono essere destinate alla trasformazione industriale (marrons glaces, marmellate di castagne, farine e frutti secchi) o al consumo fresco.
Il legno semiduro trova impiego soprattutto nella fabbricazione di mobili e pali di sostegno.
Avversità

La malattia più pericolosa per il castagno rimane ancora il "cancro della corteccia". L’infezione penetra nella pianta attraverso le ferite e pertanto tutti i tagli di potatura e le eventuali ferite provocate dai mezzi meccanici o da grandinate devono essere disinfettate con sali di rame o altro.
Anche il "mal dell’inchiostro" può risultare pericoloso quando si verificano degli accessi di umidità per accumuli di foglie o sostanze organiche varie attorno al ceppo; per questo motivo i ceppi vanno mantenuti puliti e disinfettati periodicamente.

Gelso

Pianta da frutto - Gelso
Generalità

I gelsi appartengono alla Famiglia delle Moraceae, genere Morus.
Il Gelso bianco (Morus alba L.) e' una specie originaria dell'Asia centrale e orientale.
Albero alto fino a 15 m, e' stato importato in Europa con il baco da seta che e' ghiotto delle sue foglie.
Fino a meta' del '900 ha avuto un'enorme diffusione; poi, con l'affermarsi delle fibre sintetiche, l'allevamento del baco da seta e' andato scomparendo e con esso anche il gelso bianco.
Chioma densa, con foglie verde scuro e lucide superiormente, piu' chiare inferiormente.
I fiori sono unisessuali (pianta monoica), raramente bisessuali, quelli maschili sono disposti in spighe cilindriche di 2-4 cm, peduncolate, quelli femminili in glomeruli ovoidali. nascono presso l'ascella della foglia in aprile. Il frutto e' carnoso color giallastro bianco con sapore dolciastro (con una punta acidula) , matura in giugno luglio.
Il Gelso nero (Morus nigra L.) e' molto simile alla specie precedente.
Originaria dell'Asia Minore e Iran, introdotto in Europa probabilmente nel Cinquecento. Ha foglie piu' piccole e produce frutti nero-violoacei e piu' saporiti.
Produzioni

Gelso bianco
Attualmente e' pochissimo usato come pianta da frutto dato il sapore poco gradito (dolciastro con una punta di acidulo). I frutti venivano considerati lassativi. Per l'elevato contenuto di zuccheri (22%) diverse popolazioni asiatiche li utilizzavano come edulcoranti, sia freschi sia secchi, ridotti in farina. Per fermentazione e' possibile ricavare una bevanda alcolica; i legno era usato per fare attrezzi e piccoli lavori di intarsio. L'uso del gelso bianco era legato all'allevamento del baco da seta.
Gelso nero
Marmellate, gelatine, confetture, sorbetti, dolci, grappe, sotto spirito. L'uso dei frutti in macedonia di piccoli frutti ne migliora sapore e profumo. Aromatizzante e colorante per gelati, conferisce un colore blu-violetto.
In Italia Centrale e in Sicilia il M. nigra è allevato per il consumo locale.
L'infuso di foglie ha proprietà antibiotiche. La polpa viene usata in cosmesi per maschere lenitive di pelli secche, il succo trova uso in in lozioni idratanti.
Proprietà medicinali di frutti, foglie, radici e corteccia: espettorante, depurativo, lassativo, rinfrescante e tonico; un tempo non molto lontano venivano indicate per lenire afta, angina, astenia, stipsi e stomatite.
Le varietà più decorative sono anche quelle più apprezzate per il sapore dei frutti.

Azzeruolo

Pianta da frutto - Azzeruolo
azzeruolo
Generalità

L'Azzeruolo (Crataegus azarolus L.) appartiene alla Famiglia delle Rosaceae.
E' detto anche "Lazzeruolo".
Gran parte dei botanici ritiene che questa specie sia originaria dell'Asia Minore o dell'isola di Creta, da cui si sarebbe diffusa come coltivazione in tutto il resto del Mediterraneo e dell'Europa.
Tuttavia anche in Italia essa si incontra a volte in una forma del tutto spontanea che si potrebbe interpretare sia come inselvatichimento secondario dovuto agli uccelli, sia come relitto di una antica distribuzione naturale della specie, molto piu' ampia di quella attuale.
Alberello di non piu' di 4 metri d'altezza, con una chioma espansa, irregolare, non molto densa e un tronco diritto o un po' sinuoso, non di rado a portamento cespuglioso. Le foglie decidue, alterne, brevemente picciolate e dotate alla base di un paio di stipole lineari, hanno lamina a contorno ovale o rombico, incisa non troppo profondamente in lobi piu' o meno triangolari.
I fiori compaiono in corimbi eretti in aprile-maggio, sono bianchi e presentano di norma due stili centrali e stami con antere rosso-violacee. Il frutto e' un pomo globoso, nelle piante selvatiche non piu' largo di 2 cm, fino a 4 cm nelle varieta' coltivate.
Specie termofila, predilige i pendii collinari in buona esposizione, in particolare nella fascia climatica della roverella e del leccio, con substrato argilloso o calcareo.
Diffusa in Europa meridionale, Asia Minore e Nordafrica. L'azzeruolo si incontra qua e la' in Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Sicilia.
Varietà e portinnesti

In Italia ci sono tre tipi di varietà commerciali: "Azzeruolo rosso d'Italia", "Azzeruolo bianco d'Italia", "Azzeruolo giallo del Canada".
Riprodotto da seme, conserva le caratteristiche varietali, ma è molto lento nella messa a frutto. Si innesta preferibilmente su "biancospino", ma sono utilizzabili anche il "pero franco", il "cotogno" e il "nespolo".
Tecniche colturali
Produzioni

Le azzeruole (molto gustose, che ricordano il sapore delle nespole) consumate fresche sono dissetanti, rinfrescanti, diuretiche e ipotensive; la polpa ha proprietà antianemiche ed oftalminiche.
In confetture, marmellate e gelatine, insalate e macedonie di frutta; si utilizzano in pasticceria, si conservano sotto spirito e grappa.
In cosmesi rivitalizza le pelli sciupate grazie alla provitamina A.
Coltivato in frutteti familiari e giardini in esemplari isolati, in filari o innestato in siepi di biancospino.
Pianta ornamentale.

Sorbo

Pianta da frutto - Sorbo
sorbo
Generalità

Il Sorbo domestico (Sorbus domestica L.) appartiene alla Famiglia delle Rosaceae.
E' una specie originaria dell'Europa Meridionale, dalla Spagna alla Crimea e all'Asia Minore, spesso coltivata per i frutti anche fuori dal proprio areale. In Italia si trova sporadico in tutta la penisola e nelle isole, nei boschi montani di latifoglie preferenzialmente su substrato calcareo. Albero alto fino a 13 metri, molto longevo; i rami sono grigio tomentosi poi glabri, con gemma quasi glabra e vischiosa. Foglie alterne imparipennate, composte, lunghe fino a 20 cm, con 6-10 paia di foglioline ovale o lanceolate sessili, dentate ai margini, acute all'apice, sopra glauche e tomentose sotto.
Fiori ermafroditi numerosi, in corimbi ramosi e tomentosi; calice a cinque lacinie triangolari acute; corolle a cinque petali (5-7 mm) bianchi rotondeggianti; stami 20; stili 5 comiati alla base. Il frutto e' un pomo subgloboso o piriforme lungo da 2 a 4 centimetri, di colore giallo-rossastro e punteggiato, quindi bruno a maturita'; la polpa e' verdognola dolce, con endocarpo membranaceo e semi angolosi bruni.
I frutti maturano in autunno e sono molto ricercati dalla fauna selvatica. I frutti sono commestibili, di sapore acidulo, ricchi di acido malico e vitamina C, se ammezziti diventano dolci, con polpa farinosa molle.

Kako

Pianta da frutto - Kako
kaki

Generalità

Il Kaki o Diospiro (Diospyros kaki L.) è una pianta originaria della Cina poi diffusa in Corea, Giappone ed altri Paesi, introdotta in Italia alla fine del secolo scorso e qui ampiamente diffusa fino a che non è arrivata la mosca che ha abbattuto la produzione da 3 milioni alla 50 mila tonnellate di oggi; le regioni interessate sono la Campania, l'Emilia Romagna, e in minor quantità Sicilia, Veneto e Marche. Si trova anche in Spagna. L'albero è di notevoli dimensioni e longevo; si distinguono rami a legno, rami misti e brindilli, con gemme miste inserite all'apice del ramo. Esistono soggetti monoici, dioicismi ed intermedi, quindi fiori ermafroditi, pistilliferi, staminiferi; fiori solitari femminili, mentre gli ermafroditi possono essere anche in infiorescenze trifore (dove i due laterali sono maschili), infine i maschili sono in infiorescenze trifore; fiorisce sui rami dell'anno. Il frutto è una bacca con 0-8 semi ed è possibile la via partenocarpica.
Limiti pedoclimatici: non è molto resistente al freddo, arriva a sopportare i -15°C, inoltre non sopporta le gelate tardive. Sono da evitare zone ventose perché in loro presenza i rami scoscendono col carico dei frutti. I terreni meglio se sciolti e ben drenati (l'eccesso idrico provoca marciume) e non ricchi in Na e Bo.
Varietà e portinnesti

Per le cv di interesse si fa riferimento alla classificazione secondo l'astringenza dei frutti per cui si hanno 4 gruppi:
- Costanti alla fecondazione Non astringenti (CFNA): eduli fino dalla raccolta; detti kaki dolce, Jiro, Fuyu Gosho;
- Costanti alla fecondazione Astringenti (CFA): devono post-maturare; Hachiya, Yokono;
- Variabili alla fecondazione Non astringenti (VFNA): anche questi richiedono l'ammezzimento; detti kaki tipo, Nishimura, Vainiglia;
- Variabili alla fecondazione Astringenti (VFA): eduli solo nella parte intorno al seme; Hiratanenashi.
Il kaki viene propagato mediante innesto a marza; la talea non viene fatta a causa della scarsa attività rizogena.
Di portinnesti ne abbiamo tre: Diospyrus lotus, il più utilizzato in Italia ma non è affine con i dolci, D. kaki è affine a tutte le cv e resistente a siccità ed avversità tuttavia è poco resistente al freddo, Diospyrus virginiana, disforme e pollonifero.
Tecnica colturale

Il kaki è tipico di ambienti temperato-caldi anche se vi sono forti differenze varietali. Si eseguono lavorazioni in periodo autunnale, di 15-20 cm, e primaverile, superficiale. È possibile l'inerbimento totale in zone umide. La forma di allevamento è la palmetta irregolare; la piramide non si fa più per problemi alla raccolta. L'irrigazione è poco praticata poiché l'albero si alleva in zone marginali, tuttavia essa migliora la pezzatura dei frutti e le condizioni della pianta in periodi siccitosi. La concimazione nel kaki vede come elemento primario l'N, somministrato in primavera ed autunno (200 unità/ha), mentre fosforo e potassio vengono distribuiti in primavera nei quantitativi di 80-150 kg/ha e 90-180 kg/ha, rispettivamente.
Circa la potatura è sufficiente lasciare un carico sufficiente per la produzione (come nella vite) tenendo conto che produce sui rami dell'anno.
Produzioni

La raccolta si esegue nel periodo tra ottobre e novembre e deve considerare il completo viraggio della buccia al colore giallo congiuntamente ad una maturazione fisiologica, cioè l'ammezzimento del frutto; si può controllare il tannino attraverso la valutazione con cloruro ferrino. Difficilmente il frutto viene conservato in quanto consumato tipicamente entro le prime settimane di gennaio; è possibile la conservazione per 2-4 mesi a 0-2°C, con U.R. 90%, oppure atmosfera controllata.
Avversità

Pochi sono gli interventi di lotta alle avversità. Le principali sono il tumore radicale, batterico, mentre tra gli insetti sono importanti la Sesia e la mosca della frutta.